Programma:
George Frideric Handel
Concerto in Sib magg. op. 4 n. 6 HWV294 per arpa.
Lucia Foti, arpa
Arcangelo Corelli
Concerto Grosso n. 4 in Re magg. op. 6 n.4.
Luca Torciani, violino I concertino
Massimiliano Re, violino II concertino
Claudio Frigerio, violoncello concertino
Antonio Vivaldi
Concerto in Fa magg. RV 570 “La tempesta di mare” per flauto, oboe, fagotto , archi e basso continuo.
Pier Angelo Prandoni, flauto
Claudio Balletti, oboe
Danilo Zaffaroni, fagotto
George Frideric Handel
Suite in Re magg. HWV341 per tromba, archi e basso continuo.
Paolo Russo, tromba
Giuseppe Torelli
Concerto in Re magg. per tromba, archi e basso continuo.
Paolo Russo, tromba
Introduzione al concerto
Anche quest’anno, dedichiamo il primo concerto della stagione alla musica barocca. Questa volta non si è scelto un programma monografico, come il “tutto Vivaldi” presentato nel novembre scorso, bensì un programma più variato, che permetterà ai nostri ascoltatori di verificare come il cosiddetto “barocco” non sia affatto monolitico, né dal punto di vista stilistico né da quello espressivo. Questa idea, dimostrata almeno da settanta anni, è ormai pienamente accettata in ambito musicologico, ma non fa forse ancora pienamente parte del background culturale dell’appassionato medio, il quale tende a ritenere, con l’eccezione di Bach e del sunnominato Vivaldi, che la personalità dell’autore non si manifesti nella musica preclassica con la stessa evidenza con la quale erompe – ad esempio – nell’epoca romantica. È un errore di prospettiva, in quanto l’analisi dei linguaggi musicali e delle forme mostra che gli autori del periodo compreso tra la fine del XVI e la metà del XVIII secolo possedevano una temperie espressiva ed un livello sperimentale non inferiore a quelli di epoche successive. In generale, riassumendo all’estremo un argomento complesso, si può dire che le caratteristiche unificanti di tutto questo lungo arco di tempo sono la contrapposizione rispetto alla pratica rinascimentale, la volontà di rispecchiare in musica le figure retoriche della letteratura e del teatro coevi, e l’intenso scambio stilistico tra musicisti e scuole di Paesi diversi. Purtuttavia, esistono anche differenze tali da portare i musicologi, a partire da Manfred Bukofzer, a sostenere che non esisterebbe un’unica epoca barocca, bensì almeno tre periodi tra loro distinti. L’ultimo di questi, definito “tardo barocco”, inizia tra il 1670 ed il 1680, ed è caratterizzato dalla piena affermazione della tonalità (anche se per la sistematizzazione teorica sarebbe occorso ancora un trentennio). La presenza dell’infrastruttura armonica avrebbe, da allora e fino al primo ‘900, costituito lo scheletro imprescindibile della melodia e persino del contrappunto. Allo stesso tempo, la definizione chiara dei centri di gravitazione dell’armonia, e quindi di rapporti di tensione e distensione ben calcolati, permise la scrittura di brani con una lunghezza fino allora inusitata, e progressivamente crescente: nell’ambito della musica strumentale, nasce il cosiddetto “stile da concerto”, le cui caratteristiche sono l’omofonia (che consiste in un’unica linea melodica eseguita ad altezze diverse), il basso continuo, il tematismo, ritmi più veloci, e naturalmente le strutture basate su rapporti armonici logici. A nostro parere, sarebbe interessante aggiungere a questo discorso la presenza nella musica dello stesso horror vacui e la predominanza della linea curva, che sono così caratteristici della scultura e della pittura di quest’epoca. In ogni caso, proprio gli italiani Corelli e Torelli sarebbero stati gli autori decisivi per gli sviluppi della musica dell’ultimo periodo del barocco. Il primo autore è considerato come l’inventore della forma del “concerto grosso”, mentre il secondo rese canonica la successione in tre movimenti con andamento veloce-lento-veloce, ed iniziò ad inserire brevi assoli strumentali, che preluderanno al concerto solistico. Con Vivaldi, appartenente alla generazione successiva, la tendenza, già notata in Torelli, all’individuazione del solista rispetto ai gruppi strumentali progredì ulteriormente: con il veneziano, si affermano una fantasia capricciosa, un virtuosismo individualistico, ed una ricerca di effetti coloristici sempre nuovi (non per nulla, egli è contemporaneo e conterraneo del Canaletto). Infine, il culturalmente apolide Handel (che soggiornò a lungo anche in Italia) è, insieme a Bach, colui che fu in grado di realizzare una grandiosa sintesi sovranazionale del tardo barocco europeo. Crediamo che un ascolto attento dei pezzi presentati permetterà di recepire tutto quanto è stato affermato in queste righe.
(a cura di Massimo Sacchi)
Orchestra da camera della città di Legnano Franz Joseph Haydn
sito web: www.orchestralegnano.org
e-mail: orchestralegnano@alice.it
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