Programma:
Josef Suk (1874 - 1935)
Serenata per orchestra d’archi in Mi b magg. Op.6
1. Andante con moto
2. Allegro ma non troppo e grazioso
3. Adagio
4 Allegro giocoso, ma non troppo presto
Leoš Janáček (1854 – 1928)
Idyla, Suite per orchestra d’archi
1. Andante - Meno mosso - Da capo
2. Allegro - Moderato - [Allegro]
3. Moderato - Con moto - [Moderato]
4. Allegro
5. Adagio - Presto – Adagio
6. Scherzo
7. Moderato
Introduzione al concerto:
Come noto, la seconda metà del XIX secolo vide un progressivo aumento delle dimensioni e dei colori dell’orchestra – soprattutto per l’influsso di musicisti come Liszt e Wagner -, così come della durata delle sinfonie. Questi sviluppi raggiungeranno il loro apice intorno al passaggio del secolo e nel decennio immediatamente successivo. Che questa fosse una linea di tendenza generale, quasi uno sviluppo inevitabile della musica tardoromantica, è evidenziato dal fatto che non solo le sinfonie di Liszt, Bruckner e Mahler, ma anche quelle di compositori considerati minori si dilatano talvolta verso durate di 60 minuti e oltre, e prevedono grandi organici di esecutori (potremmo citare, come esempio di monumentalità tra i tanti, lo stesso Suk nella sua Seconda sinfonia). Tuttavia, come possibile reazione (o antidoto) a questo gigantismo e a questo turgore coloristico, i compositori sentivano a volte il bisogno di andare nella direzione opposta, riducendo il numero degli esecutori, nonché la durata dei lavori. In questo senso, la piccola orchestra di archi e fiati, oppure di soli archi, ha ispirato la ripresa, a partire da Brahms, della tradizione classica della serenata, che era stata praticamente abbandonata durante la prima metà del XIX secolo, e di quella della Suite, filtrata nuovamente nella musica orchestrale “pura” a partire dal balletto o dall’opera, ma non più ancorata a successioni di danze come avveniva per la Suite barocca. Il secondo concerto della nostra stagione, che dedichiamo da alcuni anni all’esplorazione delle scuole nazionali, vuole mostrare gli esiti che sortirono dal confronto con un unico modello, quello dvořakiano, quando vi si confrontarono personalità tanto diverse quanto quelle di Suk e di Janáček. Se ci si consente l’uso di etichette di comodo, diremmo che il primo, seppur più giovane, appare il più conservatore tra i due, mentre il secondo mostra fin dall’inizio il carattere nettamente progressista della sua musica, preludio all’evoluzione futura del suo linguaggio.
(a cura di Massimo Sacchi)
Orchestra da camera della città di Legnano Franz Joseph Haydn
sito web: www.orchestralegnano.org
e-mail: orchestralegnano@alice.it
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