Foto Sempionenews - Federico Mari |
Legnano - Si
è conclusa sabato la stagione regolare dell’orchestra Haydn, con un
programma tutto beethoveniano, scelto appositamente dal maestro
Balleello in occasione del battesimo musicale del teatro Tirinnanzi,
del quale oltre alla qualità estetiche abbiamo potuto apprezzare la
buona resa acustica in quasi tutti i settori, cosa niente affatto
scontata, dato che la struttura originaria del cinema, che è stata
fedelmente mantenuta, non era stata specificamente progettata per la
musica.
Con
un programma beethoveniano, dicevamo, e per giunta con il Beethoven
più arduo da affrontare, sia per l’oggettiva difficoltà di
esecuzione da parte degli strumentisti, sia per la complessità
concettuale e interpretativa, sia infine per i confronti
che impone con i più grandi direttori d’orchestra della storia:
l’«Eroica»,
la più importante tra tutte le sinfonie (a nostro avviso, anche più
della Nona
Sinfonia),
ed il «Coriolano», la più famosa e paradigmatica tra le numerose
Ouverture composte dall’autore. Personalmente, abbiamo avuto la
possibilità (anzi, la fortuna) di poter assistere a tutte le prove
del concerto, e di constatare tutti i rovelli e i dubbi che questi
capolavori, onusti di fama e di storia, inevitabilmente suscitano nel
direttore che decida di eseguirli. Ma il risultato finale è stato,
in entrambi i casi, pienamente all’altezza delle aspettative.
Foto Legnanonews - Luigi Frigo |
Il
primo brano eseguito è stata la breve Ouverture «Coriolano» Op.62.
Un riassunto del Beethoven della maturità in appena 9 minuti. E non
solo. Questo pezzo è interessante per tante ragioni, ma ci piace qui
sottolineare il fatto che esso metta in evidenza un aspetto poco
considerato di Beethoven, cioè quello dell’invenzione di una
gestualità quale meccanismo di comunicazione indiretta, subliminale
(come diremmo oggi), con il pubblico. Il direttore-eroe sembra
scagliare
il primo tema contro l’orchestra, materia inerte e ribelle da
domare. Il maestro Balleello ha così iniziato la sua serata sotto il
segno dell’energia, e ha saputo mantenere alta la tensione non solo
per tutta l’Ouverture ma, con poche pause, fino alla fine del
concerto. Tesissima è infatti stata anche l’interpretazione del
gigantesco primo tempo della sinfonia, l’Allegro
con brio,
trascinata dall’inizio alla fine dei suoi 18 minuti di durata da
un’implacabile energia, da un ferreo controllo, che sembrava
calmarsi e prendere fiato per un istante solo nella Coda, poco prima
della conclusione.
Un'aria
diversa respirava l’Adagio
assai
del secondo movimento, la commovente e celeberrima Marcia funebre
«composta per il sovvenire di un grande uomo». Questo capolavoro,
come tutti i grandi capolavori musicali, può reggere concezioni
interpretative anche assai diverse. La maggior parte dei direttori vi
vedono, beethovenianamente, un corteo funebre tra il compianto della
folla in onore di un qualche “cadavere eccellente” (Napoleone o
chi per esso), ma per altri, in particolare per i direttori che hanno
vissuto nel periodo delle due guerre mondiali (per esempio i
Furtwängler, i Klemperer), questo nobile compianto diviene
addirittura meditazione su una tragedia epocale, su una finis
Germaniae, o
su una finis
Europae.
Mentre ascoltavamo il concerto di ieri, invece, la composta
interpretazione rievocava alla nostra memoria in modo quasi tangibile
un ricordo del tutto diverso: quello del monumento funebre a Maria
Cristina d’Austria, del Canova, con la sua candida processione di
figure meste, ma senza lacrime, che si avviano ad oltrepassare una
buia soglia. Avevamo già percepito in esecuzioni precedenti del
nostro direttore questa concezione del dolore, più elegiaca e
sommessa che tragica e scomposta. In ogni caso, ci è sembrata
un’interpretazione personale e molto interessante.
Foto Sempionenews - Federico Mari |
L’energia,
la pulsazione di un motore inarrestabile riprendeva poi il
sopravvento nel terzo movimento Allegro
vivace, lo Scherzo
(un’altra innovazione con la quale Beethoven aveva sostituito le
reminiscenze di danza del vecchio Minuetto settecentesco, facendo del
terzo tempo il centro di quel campo di forze che avvolge tutte le sue
sinfonie), e nel quarto movimento (Finale.
Allegro molto),
un complesso Tema con variazioni (8 o 10, a seconda dei musicologi)
basato sui motivi del balletto «Le
creature di Prometeo». Movimenti, come del resto anche il secondo,
che sono assai difficili anche per l’orchestra, dato che i giochi timbrici beethoveniani impongono
virtuosistici passi solistici anche a strumenti che
solitamente, nella musica sinfonica, non suonano allo scoperto, quali l’oboe, il corno, il contrabbasso.
E qui abbiamo potuto apprezzare, salvo qualche piccolissimo
sbandamento, le qualità tecniche dei musicisti che fanno parte della
nostra compagine.
Foto Sempionenews - Federico Mari |
Calorosi
gli applausi, quasi un’ovazione. Due i bis, che hanno ripetuto
rispettivamente l’estesa coda del primo movimento, ed il frenetico
Presto
che chiude l’Allegro
molto finale.
Vorremmo
però questa volta concludere la nostra breve recensione con un
pensiero a tutti i componenti dello staff dell’orchestra Haydn, il
cui faticoso lavoro organizzativo nelle settimane che precedono i
concerti rimane quasi del tutto oscuro al pubblico, ma senza i quali
le esecuzioni non sarebbero possibili. Esprimiamo quindi la nostra
riconoscente gratitudine a Giovanna, a Giorgio, ad Anna (con i quali
ci scusiamo per averli citati senza aver chiesto il loro permesso), e
a tutte le altre persone che prestano o hanno prestato il loro
prezioso aiuto.
[A
cura di Massimo Sacchi]
sito web: www.orchestralegnano.org
e-mail: orchestralegnano@alice.it
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